Come qualunque oggetto o impianto, anche i biofiltri, al termine della loro vita utile, diventano dei rifiuti. In quanto tali, devono subire un processo di smaltimento che passa attraverso uno o più codici CER, ovvero quel catalogo nazionale che racchiude, entro un numero finito di categorie, tutti i possibili rifiuti prodotti.
Il concetto di “rifiuto”
Se si dovesse dare una definizione universale di rifiuto, probabilmente non se ne troverebbe una più idonea di quella pronunciata dalla Direttiva Europea 75/442/CEE, che nell’Articolo 1 stabilisce:
Per “rifiuti” si intende qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’obbligo di disfarsi secondo le disposizioni nazionali vigenti;
Secondo questa definizione, quindi, il concetto di rifiuto non è univoco: può assumere infatti un significato oggettivo (quando si è obbligati, per esempio dalla legge, a disfarsi di qualcosa), oppure può essere soggettivo (quando, in maniera totalmente arbitraria e volontaria, si decide di disfarsi di qualcosa). Dunque, nel caso di assenza di norme/ leggi/ prescrizioni, è il detentore dell’oggetto che decide, ad un certo punto, di considerare tale oggetto un rifiuto. A quel punto, sorge spontanea la domanda: come posso disfarmene?
I codici CER
Tutti i rifiuti sono catalogati secondo una sequenza di codici, chiamati CER (Codice Europeo dei Rifiuti). Questi codici sono sequenze numeriche di 6 cifre, univoche e riunite in coppie, istituiti per la prima volta dall’Unione Europea con la Decisione 2000/532/CE. La lista dei codici CER è stata poi recepita in Italia a partire dal 1° gennaio 2002 e introdotta nella legislazione attraverso il Dlgs 152/2006 (il famoso Testo Unico Ambiente), tra gli Allegati alla Parte Quarta.
Ogni codice CER, quindi, identifica un particolare rifiuto, di solito riferendosi al ciclo produttivo che lo ha prodotto: per esempio, la sigla 15 00 00 identifica la classe di rifiuti degli imballaggi, assorbenti, stracci, materiali filtranti e indumenti protettivi. Dunque, ogni materiale che rientri in questa categoria dovrà essere conferito a impianti o smaltito da enti che sono autorizzati, per legge, a gestire questo codice. La procedura quindi è semplice:
- Il produttore di rifiuti conferisce autonomamente, o per mezzo di altri (“trasportatori”) gli oggetti/manufatti/sostanze di cui vuole liberarsi.
- I centri di smaltimento e recupero accettano solo quei rifiuti rientranti nelle categorie CER delle proprie autorizzazioni.
Impianti di biofiltrazione e codici CER
I biofiltri non hanno una data di scadenza, ma quando le efficienze calano notevolmente rispetto agli standard occorre provvedere al ripristino del letto filtrante. In questo senso, bisogna considerare che sarà necessario svuotare tutto il biofiltro dal materiale esausto, e tale quantità dovrà essere rimossa al più presto dall’impianto, onde evitare disagi e impedimenti alla libera circolazione.
Tuttavia, oltre al rifiuto costituito dal materiale filtrante esausto (ormai simile ad un terriccio), possono essere presenti anche altre tipologie di rifiuti, rappresentate da tutti quegli elementi accessori o “di contorno”, che concorrono alla costruzione di un biofiltro vero e proprio. Per esempio, guaine in PEHD a coprire le superficie laterali dei muri in calcestruzzo dei biofiltri, oppure tubi in gomma e ugelli metallici per il sistema di irrigazione, griglie e piedini in RPE a formare il plenum, e possibilmente altri rifiuti a seconda delle condizioni dell’impianto e delle necessità.
Di seguito un breve elenco dei possibili rifiuti provenienti da impianti di biofiltrazione:
Componente | CER. | Note |
---|---|---|
Materiale filtrante esausto | 150203 oppure 160306 | Prima dello smaltimento occorre effettuare un’analisi chimica su un campione del materiale filtrante, per stabilirne il contenuto analitico di eventuali sostanze pericolose. In caso di concentrazioni elevate il rifiuto può essere considerato pericoloso, dunque 150203* (molto raramente) oppure 160305*. |
Guaina perimetrale | 150102 | Le guaine sono generalmente realizzate in PE, quindi possono essere conferite ad impianti che si occupano di plastica (consorzio Corepla) |
Plenum-grigliato in plastica | 150102 | Le griglie e i piedini di appoggio che formano il plenum possono essere conferite presso gli stessi impianti di cui sopra (Corepla) |
Plenum- grigliato in calcestruzzo | 170101 | Le griglie realizzate tramite getto in opera di calcestruzzo, oppure con sistemi modulari in cemento, possono essere catalogate nella famiglia dei codici CER 17 00 00 /rifiuti di costruzioni e demolizioni) |
Tubazioni per l’irrigazione in gomma | 070213 | Spesso i biofiltri sono irrigati per mezzo di tubi in gomma appoggiati direttamente sul biofiltro (irrigazione a goccia) oppure collegati ad ugelli (irrigazione a spruzzo). |
Percolato | 190703 | Prima dello smaltimento presso opportuni impianti dedicati è opportuno effettuare un’analisi chimica su un campione, con l’obiettivo di determinare eventuali sostanze pericolose |
Lo smaltimento dei rifiuti provenienti da biofiltri
Per realizzare lo smaltimento dei rifiuti prodotti da biofiltri, è bene innanzitutto capire quali siano le tipologie di rifiuto. Se infatti si tratta di un semplice ripristino del materiale filtrante, allora occorrerà disporre un servizio di prelievo e trasporto verso un impianto di smaltimento autorizzato a ricevere il rifiuto CER 150203. Prima ancora di movimentare il materiale, però, è necessario fare un’analisi chimica presso un laboratorio autorizzato, per stabilire la pericolosità o meno del rifiuto. In caso di rifiuto pericoloso questo verrà etichettato come 150203*. Invece, se si tratta di un’intera sostituzione dell’impianto, occorrerà valutare quali sono i materiali presenti (vedi tabella soprastante).
Materiale filtrante esausto Guaina perimetrale Pallet in PE riciclato
la proprietà che accomuna tutti i materiali è una sola: il PESO. Lo smaltimento del rifiuto sarà tanto più costoso quanto più pesante è il rifiuto da smaltire!
In sintesi

- Gli impianti di biofiltrazione costituiscono un rifiuto solo quando il proprietario dell’impianto decide di sostituire il materiale filtrante, o quando determinate prescrizioni impongono il ripristino dell’impianto (per esempio ogni 2-3 anni);
- I rifiuti presenti in un biofiltro sono rappresentati dal materiale filtrante esausto (in grossa maggioranza) e da elementi strutturali (griglie del plenum, guaine in plastica, eventuali tubi in acciaio o polipropilene, ecc);
- Il materiale filtrante è solitamente catalogato come rifiuto 150203 non pericoloso: i centri di smaltimento di tale rifiuto lo smaltiscono a peso (tonnellata).
I codici CER sono sigle numeriche di 6 cifre, riunite a coppie, che identificano in maniera univoca qualunque genere di rifiuto, in modo da poter semplificare e velocizzare il loro smaltimento.
Un impianto di biofiltrazione produce rifiuti sotto forma di materiale filtrante esausto (CER 150203) e elementi strutturali e accessori (guaine in plastica, griglie in PE, elementi in calcestruzzo, tubi in gomma o acciaio o plastica).
Il prezzo è ovviamente variabile a seconda delle quantità in gioco e delle condizioni dei rifiuti. Generalmente si considerano tariffe a tonnellata, variabili anche in base alle disponibilità degli stabilimenti di smaltimento presso cui si conferisce.
Il tempo è variabile a seconda delle quantità di rifiuti in gioco, della loro composizione e accessibilità, dei macchinari necessari alla movimentazione e ancora, alle disponibilità degli impianti di smaltimento.
L’istituzione che in Italia controlla la gestione dei rifiuti è l’ISPRA, che dal 1988 ha istituito un Catasto Nazionale dei Rifiuti.